
TRIESTE | Il Teatro nazionale croato “Ivan de Zajc” di Fiume, con i suoi massimi rappresentanti, è tornato a Trieste per la conferenza stampa di illustrazione della stagione 2017-18, ripetendo l’esperienza dell’anno scorso, nata dalla collaborazione con l’Associazione triestina Amici della Lirica “G. Viozzi”. L’incontro si è svolto nella sala del Vis a Vis hotel, con la partecipazione dell’assessore comunale alla cultura, Serena Tonel, di una rappresentanza consolare della Repubblica di Croazia e dei presidenti e direttori del “Verdi” e del Teatro sloveno. L’iniziativa si sposa con un programma degli Amici della Lirica di presenza a Fiume in occasione delle singole rappresentazioni, in special modo operistiche. Una prassi che è diventata tradizione e sta coinvolgendo un numero sempre maggiore di pubblico. Fiume è a soli settanta chilometri, gli spettacoli iniziano alle 19.30 dando il tempo a chi vuole godersi la messinscena, di rientrare in tempi ragionevoli. Ma il legame è dovuto anche ad altre ragioni, ben sottolineate dall’assessore Tonel, ovvero “il piacere di creare rete in ambito culturale teatrale”, una vocazione sempre più ambita dalla città di Trieste.
Tradizione e innovazione
La stagione, come anticipato dal sovrintende del Teatro fiumano, Marin Blažević, è concepita attraverso vari livelli che sposano la tradizione all’innovazione, con autori come Puccini, Bellini e Verdi, affidati ad artisti locali, che si sono cimentati nei teatri del mondo portando con sé esperienze formative e tanti sogni da realizzare. Insieme a registi come Fabrizio Melano, presente alla conferenza stampa insieme a Blažević e al direttore dell’Opera Petar Kovačić.
La stagione - è stato detto - inizierà il 23 ottobre con il capolavoro di Giacomo Puccini “La Bohème”, per la regia di Fabrizio Melano. Il noto regista vanta un curriculum notevole, grazie anche alla pluriennale collaborazione con il “Metropolitan” di New York, dove ha collaborato con cantanti di grande fama come Renata Scoto e Luciano Pavarotti. Melano ritorna al Teatro di Fiume dopo il successo dell’allestimento del “Werther” nella scorsa stagione. Alla direzione ci sarà il direttore stabile del Teatro di Fiume Ville Matvejeff, che anche il pubblico triestino ha più volte apprezzato per l’estrema versatilità e musicalità nell’affrontare stili diversi.
Evoluzione continua
A differenza della stagione triestina che separa il programma operaistico da quello sinfonico, a Fiume, i due generi convivono intrecciandosi nel corso di tutta la stagione, ha spiegato Kovačić. A febbraio seguirà la prima di “Didone e Enea” di Henry Purcell, tragica e mitologica storia di una regina abbandonata, che verrà messa in scena dalla regista finlandese Mirva Koivukangas. Alla direzione dell’Orchestra del Teatro ci sarà il giovane direttore croato Tomislav Facini. Nei mesi di aprile e maggio il regista Marin Blažević chiuderà la trilogia a sua firma di opere verdiane su testi shakespeariani.
Tanti altri saranno gli appuntamenti importanti di una stagione senz’altro ricca e votata all’innovazione, alla sperimentazione che pone a confronto diversi modi di proporre cultura. Quella di Fiume, vista anche la stagione del Dramma Croato, che fa parte con il balletto e il Dramma Italiano dello “Zajc”, è una realtà in continua evoluzione, che si misura con esperimenti di varia provenienza, mettendo a confronto le capacità interne, un connubio spesso vincente. Presentare la stagione a Trieste è anche un modo per sottolineare la possibilità di ulteriori collaborazioni e sinergie, come già avviene con il Dramma Italiano. Nel 2020 Trieste e Fiume, saranno capitali europee rispettivamente della scienza e della cultura che certo passeranno anche da esperienze come questa.
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